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Contributo alla discussione sull’homo agapicus

Jan Morovic
Professore, tra i fondatori e già Presidente della City University di Bratislava (Repubblica Slovacca).

Questi giorni di seminario sono stati una profonda esperienza per me. Ho potuto capire tante cose, espandere la mia mente su tanti temi, ma sopratutto, mi sono reso conto che qualche cosa di veramente speciale sta nascendo qui fra noi. Ognuno di noi sta contribuendo in piccola parte alla crescita di questo progetto con i propri bagagli culturali, la propria comprensione e le proprie opinioni.

Nel corso di questi giorni passati, abbiamo parlato di concetti importanti, dettagli scientifici e nuove proposte. Sento che non possiamo lasciare che questi giorni finiscano qui in questa discussione. Mi azzarderei a dire che i risultati di questi giorni dovrebbero essere misurati, analizzati e sviluppati in qualche modo. Cosa succede all’ ‘homo agapicus’ alla fine? Questo è il punto di vista che dovrebbe definire la struttura della nostra conversazione.

Mentre ascoltavo le presentazioni e discussioni ho cominciato a intravedere 4 dimensioni che dovremmo sviluppare sull’‘homo agapicus’:

  • la dimensione personale,
  • la dimensione scientifica,
  • la dimensione politica

e la dimensione istituzionale.

Permettete che presenti alcune idee al riguardo ciascuno di questi punti.

1. La dimensione personale

1.1 Chi è ‘homo agapicus’?

Prima di tutto, dobbiamo definire la nozione di ‘homo agapicus’ più precisamente. Per quanto ho capito l’‘homo agapicus’ vede il suo vicino con occhi chiari e profondi. Potremmo forse definire il suo atteggiamento come martirio. Essere un martire nel senso che diamo il primo posto al nostro fratello, prima di noi stessi.

Questo ci conduce alla domanda: se io definisco questa nuova specie chiamata ‘homo agapicus’, sono pronto a vivere secondo quella definizione? Comporterà qualche cambiamento concreto nella mia vita di ogni giorno? Cambierà il mio atteggiamento nelle mie interazioni con il mio vicino? Questo causerà cambiamenti nel mio ambiente circostante e perciò, in definitiva, nella società in cui io vivo?

Ci vuole una precisazione importante: credo che non stiamo inventando una nuova specie di essere umano, non stiamo producendo un nuovo tipo umano artificialmente in un laboratorio genetico. Stiamo descrivendo un uomo che è già nato e che già vive, esiste ed è stato accettato dalla società. Stiamo osservando un cambiamento: dall’ ‘homo sapiens’ all’ ‘homo agapicus’.

Seconda questione. Dobbiamo solamente osservare e descrivere questo cambiamento o ci lasciamo coinvolgere in questo cambiamento? Siamo noi ‘homini agapici’ qui e ora? O stiamo sterilmente descrivendo questo fenomeno sociale? Cosa ci può aiutare a diventare ‘homo agapicus’? Quali sono i precedenti che permettono a questa trasformazione di realizzarsi? Nel rispondere a questa domanda, passiamo al secondo punto: la spiritualità.

1.2 Spiritualità

Su quale patrimonio è basata l’esistenza dell’ ‘homo agapicus’? Il nostro sfondo spirituale è senza alcun dubbio il carisma di Chiara Lubich. Nella ‘Spiritualità di Comunione’ possiamo trovare tutti gli aspetti dell ‘homo agapicus’ – ogni punto della nostra spiritualità sta descrivendo una caratteristica di ciò che chiamiamo ‘homo agapicus’. Guardando alle nostre radici spirituali, vediamo che lì c’è un tesoro spirituale che a volte rimane inesplorato. L’‘homo agapicus’ non è soltanto un aspetto della spiritualità personificata: è la profondità, la radicalità, l’interconnessione dell’uomo tutto intero.

In questo senso siamo privilegiati, perché la nozione dell’ ‘homo agapicus’ non si regge da sola ma è profondamente connessa con ogni altra scienza che ha da fare con la società: ‘homo agapicus’ è in connessione con il diritto, l’economia, la politica. Tutte queste connessioni dovrebbero forse essere considerate più da vicino.

2. La dimensione scientifica

L’aspetto scientifico del nostro lavoro è ovviamente indispensabile ed estremamente importante.

In questi giorni però ho notato che ciò che dovrebbe essere la nostra forza – le diverse esperienze da cui proveniamo, i diversi saperi che abbiamo – potrebbero diventare facilmente la nostra debolezza: ognumo di noi usa un concetto attribiuendo ad esso un significato e una definizione diversa, dando per scontato a volte nozioni differenti. Per questo, penso che il primo passo del nostro lavoro scientifico sia quello di fare iniseme una chiarificazione concettuale, esprimendo per esteso i significati di ogni parola e pattuendo definizioni chiare e trasparenti di tutti i concetti che usiamo. Sono convinto che questo sia un primo passo che dobbiamo fare per intavolare conversazioni ben fondate tra di noi, ma anche all’esterno, verso la comunità scientifica allargata.

Il secondo passo per il nostro percorso scientifico comune credo che debba consistere nella progettazione di un disegnao della ricerca chiaro e condiviso, mettendo bene a fuoco il punto da cui tutti partiamo e la mèta a cui vogliamo arrivare.

In questa parte del nostro lavoro, tutte le nostre differenze e specializzazioni parziali emergeranno come veri tesori che porteranno, al mio parere, un abbondante raccolto.

3. La dimensione politica

Sulla base di ciò che ho appena detto, ritengo necessario analizzare la struttura sociale in cui possiamo inserire l’ ‘homo agapicus’; o meglio, sarebbe importante definire i diversi livelli in cui opera l’‘homo agapicus’ nella struttura sociale.

Questo perché non solo sarebbe importante studiare come l’ ‘homo agapicus’, in quanto realtà sociale, già incide sulle strutture sociali, ma anche individuare quelle strutture nuove che in qualche modo possono sostenere lo sviluppo di ‘homini agapici’ nella nostra società.

Nella mia opinione, ci sono tre livelli che riguardano questo aspetto:

  • il livello governativo
  • il livello della vita sociale (il settore privato, il governo locale e lo stato),
  • il livello legislativo o del diritto.

4.1 Il livello governativo

Cosa è il ruolo sociale dell’‘homo agapicus’ rispetto al livello governativo? L’‘homo agapicus’ dovrebbe offrire nuovi spunti di azione e riflessione alle forze di governo. Una società di ‘homini agapici’ infatti dovrebbe essere governata attraverso nuovi strumenti politici, economici e sociali.

4.2 Elementi di vita sociale

Il potere esecutivi opera sui diversi elementi della vita sociale: sulla sfera privata, sul governo locale, e sullo stato.

4.2.1 Sfera privata

La sfera privata di azione del ‘homo agapicus’ è la più immediata e anche la più importante. Ogni cambiamento nella società deve venire dalla base – dalle più piccole unità sociali. Siccome l’‘homo agapicus’ non è capace di esistere da solo, ed un’unità sociale non può essere costituita da un individuo monade, la trasformazione della società proviene proprio dalle interazioni quotidiane tra ‘homini agapici’.

Questa sfera include le transazioni umane più immediate, come l’amicizia e la famiglia, ma si estende anche a piccole unità, come club, associazioni, imprese e ONG.

4.2.2 Governo locale

Anche sul livello del governo locale, l’‘homo agapicus’ ha una possibilità concreta di incidere sulla società. In questo livello, infatti, i funzionari conoscono la loro comunità e sanno concretamente come agire e cosa fare in base ai suoi bisogni. Perciò è responsabilità del ‘homo agapicus’ dare voce ai più piccoli e trasformare la politica locale in azione concreta.

4.2.3. Il concetto di Stato

Seguendo i livelli di interazione, uno dei compiti più ardui dell’‘homo agapicus’ potrebbe essere quello di contribuire ad una nuova definizione di Stato. Se infatti, l’agape può portare a cambiamenti significativi sia nelle interazioni del livello privato e sia in quelle del governo locale, è inconcepibile che essa non operi trasformazioni ai livelli più alti. Questa è la ragione per cui l’agape può contribuire ad una nuova concezione di Stato a partire dai livelli di interazione più bassi.

4.3 Legislazione e diritto

Questo livello tocca tutti gli aspetti del diritto: il diritto canonico, il diritto europeo, il diritto internazionale, i diritti umani, etc. L’‘homo agapicus’ può infatti portare ad un’innovazione anche legale.

Penso ad esmepio ad una riformulazione del ruolo del diritto in diritto affermativo e non solo restrittivo. Perché tutte le norme devono essere negative e e prevedere delle punizioni? Forse c’è un modo di creare un codice di legge agapica, un diritto positivo?

Naturalmente, non stiamo parlando di sottomettere le relazioni agapichead una necessità normativa, obbligando le persone a sottostare a interazioni agapiche. E’ piuttosto una questione di creare le circostanze, affinchè l’esistenza di ‘homini agapici’ sia possibile e anche desiderata.

5. Conclusioni

Come possiamo condividere i nostri risultati con il mondo? Dobbiamo comunicare, comunicare, comunicare il più possibile. Prima fra noi nel corso del percorso di ricerca che stiamo conducendo. In secondo luogo, al di fuori, essendo aperti alla critica e al dialogo. Nessun risultato valido può venire fuori dalle nostre cattedre quando vi lavoriamo da soli. Dobbiamo invece porci in dialogo. Solo cercando di presentare il nostro lavoro a diversi tipi di pubblico:

  • impariamo a presentarlo in modo comprensibile;
  • ad esito del confronto, delle discussioni e delle critiche, possiamo crescere e ottenere risultati migliori.

Penso che ciascuno di noi abbia l’obbligo morale di provocare le persone pensare, affinchè possano cominciare a concepire cose nuove in modo nuovo. Solo a questo punto emergeranno tanti risultati efficaci dal nostro lavoro.

Da dove dobbiamo iniziare nel nostro progetto? Prima di tutto dobbiamo allargare la nostra prospettiva sociale. Anche gli anziani filosofi lo sapevano: dobbiamo uscire dalle nostre caverne e non fermarci a guardare le ombre delle piccole cose. Dobbiamo uscire e guardare le cose per quelle che sono realmente – illuminate direttamente dalla luce del sole (allegoria di Platone della cava dal Politeia).

Ma come lo possiamo fare, come possiamo distinguere le ombre dalle realtà? Dobbiamo seguire i grandi personaggi che hanno saputo vedere ciò che è vero – la società come propriamente è o dovrebbe essere. Dobbiamo cominciare a guardare le cose con lo sguardo di alcuni giganti del nostro tempo: giganti delle nostre scienze, giganti della spiritualità, giganti nelle arti e nelle religioni, ma soprattutto giganti nell’amore. Penso a personalità che sono giganti nell’essere ‘homini agapici’, come erano per esempio Chiara Lubich, Giovanni Paolo II, Madre Teresa, e tanti altri. Noi dovremmo salire sulle loro spalle per vedere meglio e poi fare i giusti passi in avanti.

Allora come dovremmo ripartire dopo questi giorni speciali di seminario? In questi giorni un ritratto della Pentecoste continua a tornarmi in mente: la paura e l’abbandono dei discepoli dopo che Gesù li avevo lasciati. E’ facile sentirsi come costoro (…). Ma non siamo nel buio! Abbiamo la luce, e dobbiamo uscire per diffonderla! Senza paura, forti e coraggiosi. Dobbiamo espandere il nostro piccolo pauroso modo di pensare e uscire, iniziare a dialogare con diversi gruppi, certi di non dare il nostro debole pensiero personale ma piuttosto la luce che scaturisce dalla nostra comunione.

Grazie per il vostro ascolto ora e per i giorni speciali vissuti insieme.

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