Nuove correnti di ricerca sull'altruismo e sull'etica dell'amore 

_28-prof.-A.-Catemario Armando Catemario

Antropologo culturale all'Università La Sapienza di Roma.

Io sono un antropologo culturale, quindi mi interesso dei fenomeni culturali, di tutti i popoli.

Negli ultimi anni mi sono occupato della cultura occidentale, cioè della nostra, e, in particolare, più che del costume o della cultura di massa, della cultura intellettuale, con il fine di individuare l'ideologia nascosta dentro il pensiero occidentale, dentro le discipline filosofiche e scientifiche occidentali.

Il mio intervento vorrebbe essere essenzialmente un contributo informativo sulle ricerche relative all'amore e all'altruismo, che, sebbene poco note, si sono sviluppate soprattutto negli ultimi decenni in Occidente. Ciò che tradizionalmente sappiamo sull'uomo, al contrario, parte piuttosto da una visione negativa e pessimistica, dovuta a famosi filosofi, a qualche teologo, ma anche a scienziati sociali e scienziati umani del comportamento.

Negli studi più recenti, pubblicati negli anni '90, compare infatti la questione dell'altruismo, spesso preceduta dall'esame critico del pensiero occidentale sulla natura umana, un pensiero negativo e pessimistico, com'è stato sottolineato, che, senza alcuna prova, ha dato per scontato che l'uomo è egoista, violento, fa solo i suoi interessi e, senza una minaccia o una grazia particolare, è incapace di amare profondamente. C'è, per esempio, un'opera di Batson, uno psicologo sociale americano, in cui si fa il punto della situazione riguardo alla problematica dell'altruismo, rispetto a questa tradizione.

Andando indietro nel tempo, vorrei solo accennare agli anni '50, quando Sorokin non solo pubblicò la sua opera principale che anche qui è stata ricordata, ma fondò il Centro di studi sull'altruismo nell'Università di Harvard negli Stati Uniti, dove insegnava. In sociologia Sorokin fu isolato e molto malvisto dai colleghi, ma diverso fu il suo peso all'interno del sapere intellettuale in generale. Proprio negli anni '50 Fromm scrisse "L'arte di amare" ed in Gran Bretagna visse ed operò Morris Ginsberg, un allievo di Hobhouse, grande sociologo e filosofo (in Italia purtroppo, credo, mai tradotto) che scrisse un'opera monumentale agli inizi del ‘900, e in varie edizioni fino agli anni '50, sull'etica in evoluzione ("Morals in evolution"), dove, per la prima volta in un testo sull'etica, si utilizzarono fonti orientali, cinesi ed indiane, per individuare lo sviluppo, l'evolversi dell'universalismo amorevole, con una citazione abbondantissima di testi taoisti, confuciani, buddhisti, giainisti, non noti in Occidente e scelti proprio in questa prospettiva. Già Hobhouse aveva seguito la vocazione "dimenticata" della sociologia, visto che la parola ed il concetto di "altruismo" si devono a Comte, fondatore della sociologia. Egli stesso coniò, infatti, il termine e dette impulso e slancio alla sua disciplina. Hobhouse, semplicemente, seguì l'indirizzo di Comte e Ginsberg seguì, a sua volta, il suo maestro.

Negli anni '50 avvenne anche in Germania un altro fatto notevole. Il filosofo esistenzialista Karl Jaspers scoprì, in un suo studio sulla storia dell'umanità, un'epoca, chiamata da lui "epoca assiale", dall'VIII al II a.C., in cui per la prima volta nella storia dell'umanità si scoprì l'amore, si scoprì l'universalismo. Ed è il VI sec. il culmine di questo sviluppo, secolo in cui sorprendentemente nascono contemporaneamente il Buddha, il Vardhamana Mahâvira, fondatore del Giainismo in India, Confucio, Lao Tse (e Mo Tse, meno noto, ma grande teorico dell'amore) in Cina. Lo storiografo comparato Arnold Toynbee rilevò questa scoperta di Jaspers e la sviluppò adottando la formula dell'"epoca assiale".

Soltanto dagli anni '70, però, quello schema della natura umana negativo e pessimistico di cui si diceva prima è stato sottoposto a critica e sono nate, contemporaneamente in varie discipline (psicologia, economia, scienza politica, psicopedagogia, filosofia morale), branche di ricerca aperte all'amore.

La psicologia sociale, per esempio, ha dato un contributo formidabile a queste ricerche con la scoperta che il bambino, lungi dall'essere il polimorfo perverso di freudiana memoria, è invece il buon samaritano: all'età di un giorno piange, se sente piangere un altro bambino e qualsiasi simulazione via computer di quel suono, lo lascia indifferente; a due anni accarezza e offre i giocattoli alla persona sofferente che sta di fronte a lui. Indico qui alcune fonti di questa ricerca: Zahn-Waxler e Radke-Yarrow, p.e. che hanno studiato per anni i preadulti, scoprendo che l'altruismo è una dimensione umana, una capacità umana, fondata sull'empatia, che è innata e che viene poi mortificata dallo sviluppo della cultura prevalente orientata all'individualismo competitivo, tanto da seppellire quegli slanci altruistici presenti nel bambino, come ricorda la psicologia del comportamento pro-sociale degli anni '70.

Negli anni '80 incomincia a prendere consistenza la psicologia dello sviluppo morale, avviata da Kohlberg, che cresce in stadi fissi in numero di sei e culminante in un settimo che è lo stadio dell'amore, e conosce, ai fini di promuovere la giustizia, la sperimentazione delle Just Communities, delle Comunità Giuste, in varie scuole negli USA; e anche la psicologia transpersonale, che studia il divino nell'uomo, di cui si è parlato qui a proposito di Sorokin, e cioè la dimensione dell'assoluto, nella personalità umana, ricollegandosi, a livello scientifico, a quella che chiamano la psicologia della tradizione, cioè forme di psicologia prevalentemente orientali o della mistica cristiano-giudaica (e anche islamica, p.e.dei sufi). L'esperienza più bella di questa psicologia transpersonale è l'istituzione di un gruppo di discussione e dialogo di buddhisti e altri religiosi e scienziati umani, chiamato "Mind and Life", Mente e Vita, che ha avuto i suoi incontri periodici, continua ad averli (per fortuna alcuni degli atti sono tradotti in italiano), con un contributo molto importante del Dalai Lama, che considera questi studi come parte del suo impegno nel costruire un'etica universale ed interreligiosa, a cui si è dedicato anche in altre opere. Temi importanti sono le emozioni distruttive e le emozioni che fanno guarire. Le emozioni, parte importante del nostro agire, sono spesso state ridotte, almeno in ultima istanza, a sesso ed aggressività, e non soltanto dalla psicoanalisi. Ora esse si vanno riscoprendo, attraverso queste dottrine filosofiche e religiose orientali, come occidentali, come emozionalità di origine infantile. Tra le visioni del mondo, proprio la dottrina scaturita dal cristianesimo è stata quella che più ha insistito sul ritorno all'infanzia, come età in cui si conoscono le emozioni che portano alla spiritualità. Mi fermo qui, ma spero ci sarà un'altra possibilità per riprendere questo discorso.[1]



[1] Per i riferimenti bibliografici rinvio ai miei: Interessi e Ideali tra natura, cultura e storia, Kappa, Roma 2003; Amore, norme, vita, Meltemi, Roma 1996; e a D. LAMA-D. GOLEMAN: Le emozioni distruttive, Mondadori, Milano 2004.

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