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Un nuovo "luogo" per la sociologia

_29-Emanuel-MatosTrascrizione da registrazione non rivista dall'autore.

Emanuel Matos

Docente di sociologia all'Università di Belem (Brasile).

Con gli organizzatori del Convegno, con cui da tempo ci conosciamo, momenti come questo li avevamo sognati già tanti anni fa. Quindi questo è un momento di gioia.

Come sociologo, al termine del Convegno, non posso aggiungere molte altre cose, ormai si è detto già quasi tutto. Comunque, tenendo conto della mia esperienza, soprattutto del lavoro in Brasile in mezzo alle comunità ecclesiali, in mezzo ai sindacati e anche all'università come docente, mi sembra che sto proprio vivendo l'aurora di un tempo assolutamente nuovo.

Non posso però perdere di vista che una delle mie preoccupazioni, sia a livello personale che da parte del mio popolo, è la mancanza delle risposte che i governanti ci avevano promesso e poi non sono venute; altra preoccupazione è che alcune cose hanno ancora bisogno di esser messe al posto giusto. Ad esempio, la questione ambientale (toccata nella "tavola rotonda"): essa non è dovuta solo alla mancanza di tecnologia. Gli Stati Uniti, ad esempio, hanno tutte le tecnologie necessarie, ma il fiume Colorado è quello che è.  Il problema nostro, del mio paese, è la povertà, più che la mancanza di tecnologia.

Quando ci incontriamo in spazi come questi possiamo vedere che, oltre le contraddizioni del processo di colonizzazione, oltre i tanti dolori, dall'Europa ci sono state portate anche  tante cose belle. E qui, in questo spazio, sperimentiamo anche la gioia di poter condividere le conquiste fantastiche del popolo europeo.

Proprio davanti a questo mi viene da dire una parolina come sociologo: io credo che quello che qui stiamo facendo nei confronti della sociologia è di metterla in un grande guaio. Abbiamo cominciato un'esperienza sulla quale la sociologia ha la responsabilità di offrirci una spiegazione. Cioè abbiamo incominciato un'esperienza dove l'amore forma una realtà oggettiva che la sociologia deve spiegare. Mi sembra questa una prima sfida: come spiegare l'amore, come spiegare la presenza di Gesù in mezzo a noi, come spiegare la fratellanza come oggetto concreto, oggettivo della sociologia, soprattutto tenendo conto dei suoi risultati.

Un'altra sfida è quella di spiegare la possibilità di una nuova esperienza epistemologica tenendo conto di quello che ci dice Chiara Lubich. Mi spiego: la Lubich ci offre un "luogo" da dove guardare il mondo: non più dal punto di vista delle classi, neanche dal punto di vista degli individui, col sociologo che pensa e fa dei calcoli matematici, statistici,...che fa la fisica sociale. Ci offre un "luogo" diverso, non più quello della scienza come l'abbiamo compresa fino adesso, ma la scienza, forse, come la vedono più i poeti che i sociologi. Ricordo T. S. Eliot in cui c'è la sapienza che abbiamo perso per la conoscenza, in cui c'è la conoscenza che abbiamo perso per l'informazione. Quindi mi sembra che Chiara ci faccia ritornare a un "luogo", a un vero "luogo epistemologico" che è guardare dalla Sapienza, da Gesù in mezzo[1]. Allora ecco la seconda sfida: come fare, come dire, come far vedere che Gesù in mezzo è un "luogo" che può produrre nuova conoscenza, un nuovo sapere.

E, alla fine, un pensiero, un'intuizione che mi sembra essere qualcosa che va al di là di un contributo alla sociologia: siamo davanti non a una scienza, non a un filosofia, non a una sociologia, ma davanti ad un nuovo sapere, Claritas[2], forse.



[1] "Gesù in mezzo" vuol dire la presenza di Gesù fra coloro che si uniscono nel suo nome (cf Mt 18,20). Nella spiritualità dei Focolari è una realtà sperimentata e "pensata" che incide sulla vita e sul pensiero (n.d r.).

[2] La parola Claritas è qui usata nel senso di luce che viene dall'Alto - dallo Spirito Santo - e che illumina tutti gli aspetti umani, tutto il sapere.

Messaggio

Chiara Lubich

L'amore fraterno stabilisce ovunque rapporti sociali positivi, atti a rendere il consorzio umano più solidale, più giusto, più felice...

-Chiara Lubich

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