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Il nuovo libro di Social-One a cura di: Vera Araújo, Silvia Cataldi, Gennaro Iorio.
Con contributi di: Luc Boltanski, Michael Burawoy, Annamaria Campanini, Axel Honneth, Paulo Henrique Martins.

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Rapporti sociali e fraternità: paradosso o modello sostenibile?

Storia e metodologia di una proposta

Maria Rosalba Demartis

Maria Rosalba Demartis
Assistente sociale specialista, Docente di metodi e tecniche del servizio sociale nel corso di laurea in Scienze del Servizio Sociale presso l'Università degli Studi di Cagliari.

Devo introdurre il nostro Convegno e per farlo dovrei accennare alla sua genesi, delinearne i suoi obiettivi ed il metodo di lavoro con cui intendiamo portarlo avanti.

Come sapete, il contesto nel quale esso è nato ed è stato progettato è quella corrente storica che ormai conta alcuni milioni di aderenti, sparsi per tutti gli angoli del mondo, conosciuta sotto il nome di Movimento dei Focolari, ispirato dal carisma di Chiara Lubich. La scala di valori che esso propone, la costellazione di idee ed esperienze che veicola, la sua visione sociale, sono state definite un nuovo paradigma dal decano della Facoltà di Scienze Sociali dell'Università di Lublino (Polonia) in occasione del conferimento a Chiara Lubich del dottorato honoris causa in Scienze Sociali 1 presso tale ateneo. Apprezzamento e valutazione non trascurabili se si considera quanto, anche per le scienze sociali, è rilevante la costante ricerca e revisione di teorie e modelli a valenza paradigmatica.

Il cuore di questo nuovo carisma è tendere alla realizzazione dell'ideale evangelico "che tutti siano uno", con le ampie conseguenze sociali che ne derivano. Non è possibile ora parlarne per esteso ma è opportuno almeno accennare, per evitare ogni  fraintendimento, che tale ideale rimanda ad un concetto di unità non monolitica ed omologante (cosa che sarebbe una contraddizione in termini alla luce di tutta la visione antropologica, teologica e sociale del cristianesimo), ma rispettosa delle identità, promotrice di ogni legittima diversità.

Tuttavia, ciò che qui interessa rilevare è che se questo carisma sta avendo un influsso su persone dedite alle più svariate scienze e discipline 2, trattandosi di un carisma caratterizzato da una valenza essenzialmente comunitaria, sociale, non può non entrare in rapporto  con la sociologia e le scienze  sociali.

Da alcuni anni Social-One, un gruppo composito e variegato di sociologi e operatori sociali, provenienti dai diversi Continenti, si incontra con regolarità. Porta avanti un'esperienza di studio e di confronto, attraverso una dinamica dialogica in cui l'ascolto e la reciproca apertura ed accoglienza facilitano l'integrazione intellettuale a partire dalla competenza specifica della propria disciplina. Quali gli obiettivi che il gruppo si è dato? Innanzitutto, quello di attingere al patrimonio spirituale e di vita che caratterizza il carisma di Chiara Lubich, al fine di ricavarne spunti di riflessione, di ricerca, chiavi di lettura e di interpretazione della realtà sociale; e si stanno evidenziando interessanti prospettive, con un contributo proprio ed originale nei contenuti e nel metodo.

Considerata la presenza, in questo Convegno, di una certa pluralità di professioni e di persone provenienti dai cinque continenti, con specificità diverse riguardo agli orientamenti teorici e operativi, non è superfluo spendere qualche parola sul perché di questo cammino intrapreso insieme da sociologi e studiosi e operatori dei servizi sociali.

Questa pluralità, ad un dato punto del percorso, piuttosto che un limite, ci è parsa costituire una risorsa. Pertanto, nel rispetto dello statuto scientifico del sociologo e del servizio sociale, ci si è mossi a partire da evidenze, di carattere teorico e pragmatico, oggettivamente riconosciute.

Solo a titolo d'esempio, posso dire che ci si è mossi dal considerare  che dalla sociologia gli operatori traggono quadri concettuali e di analisi imprescindibili, che possono migliorare la qualità dell'azione professionale nel concreto e nella complessità del sociale tipica dei nostri tempi. La sociologia vista quindi come scienza che offre indirizzi e modelli i quali, oltre che orientare la pratica professionale, supportano talvolta l'elaborazione di strategie più adeguate nel chiarificare gli obiettivi a breve, medio e lungo termine del lavoro sociale.

O ancora: il nostro percorso comune prende le mosse dalla considerazione che i sociologi, nel contatto dialogante e la reciproca collaborazione con il servizio sociale professionale e la sua elaborazione teorica,  dispongono di un'opportunità di confronto con una conseguente possibile sorgente di nuovi elementi e stimoli creativi nei riguardi delle proprie teorie, categorie, sistemi di analisi.

Nessuno dei due campi (quello sociologico e quello dei servizi e delle politiche sociali) può pretendere di strumentalizzare l'altro, ma certo è che ci si trova reciprocamente arricchiti. Infatti, possiamo onestamente affermare che a  un dato punto del nostro percorso comune, ci è parso d'intravedere con chiarezza che non è un'utopia quella unità del sapere della quale, in mezzo alla frammentazione cui porta la specializzazione, si sente sempre più il bisogno anche nel campo delle scienze sociali.

Riguardo poi alla tematica specifica del nostro Convegno, perché la scelta delle relazioni sociali? In primo luogo, per una convinzione di fondo: che i rapporti sociali non soltanto sono costitutivi dell'essere umano, la realtà più umana dell'umanità; ma soprattutto per la persuasione intellettiva ed esperienziale che, a livello interpersonale, intergruppale, interculturale, internazionale -  in ambito religioso, politico, commerciale, etc. -  è dallo stile e dalla qualità dei rapporti che dipende il futuro dell'umanità, il tipo di mondo e di civiltà che costruiremo.

Forse per questa intuizione ed esigenza si avverte così fortemente oggi, come mai in passato, una centralità e un interesse per il tema della relazione, tanto nella sociologia come nell'ambito in genere delle scienze sociali. E non solo. Citiamo, per esempio, l'affermazione di un noto studioso di queste tematiche: "Benché la relazione sociale abbia sempre avuto un posto assolutamente preminente nella sociologia fin dal suo sorgere, essa non è mai stata veramente tematizzata e analizzata in se stessa in modo centrale, diretto e compiuto. Si può infatti dire che la gran parte dei sociologi, [...] raramente ha fatto della relazione sociale una chiave essenziale e focale di lettura dei fenomeni" 3.

"Vouloir faire de la relation sociale la cellule du tissu social, et donc la pierre angulaire de la sociologie, me paraït une idée extremement féconde" : così si esprime ancora un altro studioso, francese, al riguardo 4.

A sua volta, il servizio sociale professionale, da sempre orientato a considerare i destinatari del proprio intervento non a sé stanti ma facenti parte di un sistema di rapporti e legami, in tempi relativamente recenti ha individuato nella "svolta relazionale" una possibile opzione teorica di supporto al proprio metodo e "a quelle intuizioni operative e valori radicati che, nel passato, non sempre avevano trovato un quadro razionale al cui interno sviluppare coerenti percorsi di intervento" 5.

Negli anni scorsi è stata questa, la relazione sociale appunto, una tematica intorno alla quale abbiamo lavorato congiuntamente in gruppi e convegni più ristretti. In tali occasioni si è avvertita l'esigenza di ritrovarci fra studiosi ed operatori sociali in un contesto più ampio e variegato quale è  questo Convegno, per confrontarci sulle analisi ed elaborazioni maturate, e cercare insieme nuove prospettive per il futuro.

Che dire, invece, riguardo al secondo dei termini di confronto del nostro tema, la fraternità? Bisogna riconoscere che appare quanto meno una provocazione l'accostamento dei due termini in un incontro di scienze sociali. Infatti, per quanti dizionari abbia consultato (di sociologia, di scienze sociali, di servizio sociale, di antropologia culturale, persino dello sviluppo) non ho trovato trattata la voce "fraternità"; anzi, per dire la verità, essa è rintracciabile in uno dei dizionari di sociologia non come voce specifica ma alla fine del testo, nel lungo elenco dei vari temi e sub-temi trattati all'interno delle varie voci, con il rimando a ordini religiosi! Nient'altro.

Occorreva quindi un certo coraggio a considerarla  parte essenziale della tematica che costituirà l'oggetto del Convegno. Nutriamo la speranza, tuttavia, che essa possa costituire uno degli aspetti più gravidi di conseguenze teoriche e pratiche nel corso dei nostri lavori. Permettetemi di non aggiungere altro, lasciando una sorta di sospensione al riguardo. Saranno le giornate che seguiranno, con il contributo di tutti noi, a dire se la scelta è stata valida.

Per ciò che si riferisce al metodo che abbiamo seguito nell'ordinare i contenuti e la presentazione dei medesimi nel corso di queste giornate, voglio soltanto premettere che esso si basa su una costante e cercata circolarità tra conoscenza e prassi, magari con un'attenzione particolare, per quest'anno, a tematiche ed analisi più specificatamente sociologiche.

Saranno pertanto esposti degli elementi teorici, dei principi e criteri, supportati e spesso suscitati, come si vedrà, da esperienze concrete, che a loro volta potranno dare occasione di evidenziare specifiche analisi.

Gli obiettivi che ci poniamo, e le proposte che scaturiranno, sono senz'altro ambiziosi e non possono prescindere dall'apporto di ciascuno di noi. Questo Convegno può infatti costituire una sorta di laboratorio in cui sperimentare quella tipologia di relazioni inter-personali e sociali su cui soffermeremo la nostra attenzione di studiosi ed operatori. In altri termini, vorremmo che l'opportunità di conoscenze intellettuali e professionali che avremo a disposizione in questi giorni, si radichi in un'esperienza viva di  relazioni improntate a quei "rapporti fraterni" che costituiscono l'oggetto centrale del nostro Convegno. Le occasioni non mancheranno. Potremo farla, tale esperienza, svolgendo i temi o ascoltandoli, proponendo spunti di riflessione, domande, in sala ma anche durante gli intervalli, con un atteggiamento aperto al dialogo,  puntando decisamente ad accogliere il dono che è l'altro in tutte le sue dimensioni: di pensiero, di esperienza, di vita. Sarebbe un modo per vivere quell'impegno personale e quella responsabilità necessaria al sociologo, come ad ogni studioso, per rendere più feconda la propria ricerca, impedendogli di fermarsi ad una riflessione astratta,  senza sufficiente rapporto con la realtà.

Potrebbe anche rivelarsi una via efficace per renderci più liberi da pregiudizi, condizionamenti e convinzioni che possono, talvolta, costituire una barriera ad una conoscenza più completa.  E ancora, potrebbe condurci verso un modo di pensare, di studiare, che non sia sradicato dalla vita reale, ma la ricomprenda e la valorizzi nell'esperienza intellettuale.

Tutto questo, nella prospettiva di "persona unificata" della quale oggi si avverte una pressante esigenza in tutti gli ambiti: persona capace di integrare in sé la molteplicità delle esperienze e delle conoscenze, e di comporre una sintesi nuova nella relazione profonda con l'altro.

 


NOTE

1 Cf. l'intero discorso, con breve presentazione di Vera Araújo, in "Nuova Umanità", XVIII (1996/6) n. 108, pp. 699-708.

2 Particolarmente illustrativo a riguardo il materiale raccolto in C. Lubich, Una cultura nuova per una nuova società (Discorsi in occasione del conferimento di lauree honoris causa, congressi e convegni 1996-2001, edizione ad uso interno del Movimento dei Focolari), Città Nuova Ed., Roma 2002, e gli articoli pubblicati nella rivista di cultura "Nuova Umanità", a partire dal n. 102 (1995), sotto la rubrica "Nella luce dell'ideale dell'unità".

3 P. Donati, Introduzione alla sociologia relazionale, Franco Angeli, Milano 19935, p. 237.

4 G. Bajoit, Pour une sociologie relationnelle, Presses Universitaires de France, Parigi 1992, p. 297.

5 A. M. Campanini, Servizio sociale e sociologia: storia di un dialogo, LINT, Trieste 1999,  p. 75.

 

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