Tavola Rotonda su: Dialogo sul tema della fraternità in vari ambiti culturali

_06-Tavola-Rotona_secintervento di Esther Salamanca

Professoressa all’università di Mursia, esperta in relazioni e politiche internazionali

Vera Araújo: Prof.ssa Salamanca, i rapporti internazionali - a mio modo di vedere - sono intrisi di interessi di ogni genere: politici ed economici anzitutto, ma poi anche culturali, nazionali, comunque sempre interessi di parte. So che lei è profondamente convinta - anche dalle ricerche che ha condotto e che continua a condurre - della necessità, nelle relazioni internazionali, di un legame e di contenuti più unitari, addirittura anche gratuiti. Ci vuole illustrare il suo pensiero?

 

Prof.ssa  Salamanca: Sul piano istituzionale  la fraternità può essere un "futuro" principio strutturale. Se generalmente si parla di "interessi di potere", la struttura della società internazionale che ho menzionato in precedenza, continua ad essere di base una struttura di potere[1]. Tuttavia, un dato importante è che gli Stati non sono mai rimasti isolati. Nel 1965, il  professore G. I. Tunkin, uno scrittore sovietico, scriveva:  "States have never existed in isolation from each other. Each State finds itself from its very inception in a system of States". (Ndt: Gli Stati non sono mai stati isolati gli uni dagli altri. Ogni Stato trova se stesso fin dall'inizio nel sistema degli Stati"). Indipendentemente dalla filosofia politica di partenza, e qui potremmo parlare di tante teorie riguardanti l'organizzazione della comunità internazionale (dal tutos orbis victoriano alla civitas gentium kantiana o alla comunità internazionale degli stati liberali di Rawls), possiamo trovare questa "caratteristica relazionale"[2].

 

Facendo riferimento alle relazioni internazionali strictu sensu, come relazioni tra Stati, storicamente, le relazioni tra Stati non sono state "statiche", ma bensì profondamente "dinamiche". Abbiamo potuto apprezzare una evoluzione che ci permette di dire che ad oggi, in base al tipo di relazioni che si vengono a stabilire tra gli Stati, convivono tre tipi di società internazionali: a) la semplice giustapposizione di Stati sovrani, ovvero, la coesistenza; b) il riconoscere interessi comuni tra di essi, ovvero, la cooperazione; c) una organizzazione differenziata, ovvero, l'istituzione delle relazioni.

Questo concetto devo spiegarlo meglio perchè si capisca: all'origine della società internazionale attuale, che possiamo collocare  tra la fine del Medio Evo e gli inizi dell'Era Moderna con la comparsa dei primi Stati nazionali, gli Stati vivevano semplicemente giustapposti. La sovranità  e l'uguaglianza degli Stati erano nozioni base. Tuttavia, lo sviluppo vero e proprio di tale società condusse, fin dagli inizi del XIX secolo, al riconoscimento degli interessi comuni tra gli Stati, fondati sulla nozione di "interdipendenza", avviando così una cooperazione tra di essi per soddisfare tali interessi. Questa società - che ha alla base la giustapposizione e la sovranità - diede luogo a sua volta, per la soddisfazione di interessi comuni sempre maggiori, alla cooperazione istituzionalizzata, ovvero, vennero fondate delle organizzazioni internazionali, che sorsero alla fine del XIX secolo e che, soprattutto, proliferarono nel XX secolo. Oggi questi tre tipi di società convivono insieme.

 

Ora, io mi chiedo: è possibile che la propria dinamica dell'interdipendenza sempre più stretta tra gli Stati si trasformi in una nuova struttura della società internazionale fondata sulla soddisfazione, non degli interessi comuni, ma del bene comune dell'umanità? Per poter dare una risposta positiva a questa domanda è necessaria una profonda fiducia nell'umanità, che non tutti condividono.

La mia riflessione finale, e con questo concludo, sarebbe la seguente: come i principi costitutivi della società internazionale moderna sono la libertà, l'uguaglianza e l'indipendenza delle entità politiche autonome che ne sono alla base (gli Stati sovrani), così, quando l'idea di fraternità, o in altre parole, l'idea dell' "unità della famiglia umana" saprà strutturare politicamente la società internazionale in modo diverso dalla realtà attuale, potremo dire che la fraternità è diventata un principio strutturale della società internazionale.



[1]  J. A. Carrillo Salcedo, El Derecho internacional en un mundo en cambio, 1983, pp. 71 y 72.

[2] Oggi, non solo tra gli Stati, attori internazionali principali, ma anche tra le persone, le società nazionali. Basti pensare alla Globalizzazione, alla World Commission on the Social Dimension of Globalization (Commissione Mondiale per la Dimensione Sociale della Globalizzazione) fondata recentemente, la quale asserisce nella sua prima dichiarazione che "Broadly speaking, the process of globalization has two aspects. The first refers to those factors - such as trade, investment, technology, cross-border production systems, flows of information and communication - which bring societies and citizens closer together". (Ndt: In generale, il processo di globalizzazione ha due aspetti. Il primo si riferisce a quei fattori - come lo scambio, gli investimenti, la tecnologia, i sistemi di produzione transfrontaliera, i flussi di informazione e comunicazione - i quali uniscono le società e i cittadini".)

 

Questo sito utilizza cookie tecnici, anche di terze parti, per consentire l’esplorazione sicura ed efficiente del sito. Chiudendo questo banner, o continuando la navigazione, accetti le nostre modalità per l’uso dei cookie. Nella pagina dell’informativa estesa sono indicate le modalità per negare l’installazione di qualunque cookie.