La fraternità come codice di comportamento - II

_36-Bennie-CallebautBennie Callebaut

Sociologo, ricercatore in Sociologia delle religioni all'università di Lovanio.

 

Nel maggio 2000 Chiara Lubich torna per la terza volta, e per quasi quindici giorni, a Fontem; ormai ha ottant'anni e si capisce il valore  che accorda a questa visita. Come valutare sociologicamente  quel che succede nel 2000 con gli sviluppi che seguiranno da quel momento?

Alla fine degli anni novanta, ci si poneva delle domande. La popolazione che non aveva vissuto il primo periodo di "stato nascente', la seconda generazione, come faceva a mantenere intatto lo spirito iniziale, il senso della storia comune vissuta ?  Come potevano le nuove generazioni ricordare l'antico legame, il primo entusiasmo, fare memoria di tutto e rinnovare la scelta fatta pur non avendo vissuto quegli inizi eroici?

Ma il sociologo si può porre anche un'altra domanda.

La ricezione dello spirito di fraternità, era riuscito veramente a penetrare tutti gli strati della popolazione, anche i ceti più popolari? Oppure la storia comune era piuttosto una questione di élite? Bisogna poi notare che nel frattempo i Focolari si erano diffusi in tutta l'Africa. Allora, per i Focolari aveva ancora senso parlare di Fontem? Fontem era ancora nel cuore dei Focolari la preferita, la prima? Come si dice della Francia figlia primogenita della Chiesa, era Fontem la primogenita dei Focolari in Africa?

Ancora un'altra cosa: si riusciva a tenere fede all'idea che a Fontem il legame dovesse essere con tutto un popolo? O questo era più stretto con una parte in particolare? Questo perché anche lì, come altrove, era accaduto che certuni si fossero legati più intimamente ai Focolari e che altri, invece, fossero più attratti da altri compiti e prospettive che li impegnavano altrove, anche in altri posti nel mondo. Ma avevano per questo abbandonato lo sforzo comune di vivere per la fraternità? E poi, si può veramente dire che, nei Paesi dove vivevano, tanti emigrati Bangwa continuavano a sentirsi quei fratelli speciali del popolo focolarino? Queste ed altre domande stuzzicavano la mia lettura degli eventi dopo il 2000.

Il sociologo non è profeta e dunque non posso rispondere per il futuro. Ma mi sembra che l'evento del maggio 2000 abbia dato luogo ad un rinnovamento dell'antica intesa tra il Fon Defang e Chiara Lubich, questa volta con il nuovo Fon, suo figlio, Lukas Njiufa, un'intesa che ha assunto dimensioni insospettate. Lo illustra il rarissimo privilegio del titolo che, in quell'occasione,  egli accorda a Chiara Lubich, quello di  Mafua Ndem.

Continuando la metafora storica di prima, possiamo dire che come  l'asse Francia-Germania può essere considerato il motore della costruzione europea così anche l'intesa tra il re dei Bangwa e Chiara rimane un motore fondamentale per Fontem. Ma un fatto nuovo che  è nato dall'incontro del 2000 è l'attrattiva che l'esempio di Fontem ha riscosso su altri Fon vicini. Ora, in queste regioni che si caratterizzano spesso per le difficoltà di rapporti tra tribù molto di più che per difficoltà intra-tribali, questo effetto benefico moltiplicatore può essere considerato, a lungo andare, lo sviluppo più fecondo per queste zone.

Inoltre, si può costatare tramite i contributi dei  Bangwa, che essi sono un popolo di memoria, e su questo punto non sembrano esserci dubbi. Le diverse manifestazioni dei Focolari, a scopo interreligioso, tenutesi a Washington (2002), Londra (2004) e altrove, hanno dimostrato che c'è un legame piuttosto solido che lega i Bangwa ai Focolari. Le nuove generazioni non corrono dunque il rischio, almeno per un lungo periodo,  di non sentire più parlare del passato.

Ma quel che è successo nel maggio 2000 può indicare anche una re-interpretazione creativa di quell'antica intesa tra il Fon Defang  e Chiara. Questa volta mi pare vi sia stato un passo avanti che ha fatto arrivare la proposta a livello di tutto il popolo Bangwa, con un patto collettivo. È come se, con questa proposta del Fon e di Chiara, di tenere incontri chiamati "della nuova evangelizzazione", si sia creato un linguaggio comune, una possibilità per i Bangwa di tutti i credo, assieme ai Focolari, di  interpretare insieme quell'impresa comune, di costruirsi - come dicono i teologi - una comunità narrativa che alza l'interpretazione della propria storia a un livello di significato religioso mai articolato così prima, facendo in tal modo,  di tutti i partecipanti, degli attori più attivi della storia di Fontem.

Colpisce,  in modo particolare, la spiegazione del Fon Lucas Njifua su ciò che lo ha indotto a intensificare i rapporti. Egli  aveva costatato che i Bangwa in più diretto contatto con i Focolari, e che ne riprendevano lo stile di vita in modo più convinto, erano quelli con i quali non doveva mai risolvere liti o dispute.

Allora, da sociologo delle religioni, riscontro qui un fenomeno assai frequente in tutti i gruppi di vita religiosa più intensa. La tensione positiva che il Vangelo produce e che in tutta la storia della Chiesa è rimasta un compito decisivo, è di non dimenticare il grande gruppo, i tanti che sono meno sensibili all'impegno religioso diretto ma desiderosi lo stesso di fraternità. La nuova evangelizzazione fa fare a Fontem un passo molto significativo per continuare quella che era l'intuizione prima ed un'esperienza inedita per i Focolari: il rapporto fraterno con una collettività che, come collettività, voleva stringere questi rapporti.

Vorrei proporre un'ultima osservazione. In un certo senso i Focolari non avevano mai pensato di fare i lavori tipici di una ONG, ossia di lavorare strettamente per lo sviluppo:  non era questo il loro talento specifico. Lo era piuttosto il voler animare evangelicamente una comunità. In realtà un impegno collettivo sociale li ha subito portati ad accantonare in gran parte questo aspetto per decenni. Solo dopo quasi quarant'anni potranno dedicarsi a questa campagna di evangelizzazione che coinvolge tutti (fedeli delle religioni tradizionali, cattolici, protestanti) e che sembra confermare e valorizzare  i Focolari nella loro vocazione più genuina. Ma quello che importa sottolineare qui è che l'iniziativa per l'evangelizzazione, l'hanno presa non i Focolarini ma il Fon stesso, sottolineando così che questo era un indirizzo a vantaggio di tutta la tribù, per il quale s'impegnava lui stesso in prima persona.

"Insieme, ognuno diventa più bello", disse il 31 maggio 1945 Chiara Lubich ad una ragazza che incontrandola la interrogava sulla sua nuova vita. Non sarà che la storia di Fontem illustra che, sia i Bangwa sia i Focolari, in questo cammino solidale, sono diventati anche essi ciascuno "più bello"? Non sarà che nello sforzo di privilegiare il rapporto fraterno tra essi, un rapporto non pensato come strumentale a qualche realizzazione pur grandiosa, ma in quanto importante in sé, finalmente si realizzano, anche di più e meglio, i vari interessi parziali? Il sociologo sa che solo lunghe e accurate ricerche potranno dire se questo è un discorso ideologico o corrisponde a verità. Ma, intanto, la provocazione che questa visione  e questa pratica della fratellanza universale nella storia di Fontem costituisce per le sue categorie di analisi, lo terrà a lungo in pensiero. 

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