Maurizio Certini

Maurizio Certini
Pedagogista, direttore del Centro Internazionale studenti "Giorgio La Pira" di Firenze.

Laggiù in basso, c'è la Terra, un pianeta bianco-azzurro, bellissimo, splendente, la nostra patria umana. Dalla Luna lo tengo tutto sul palmo della mano. E da questa prospettiva non ci sono bianchi o neri, divisione tra Est e Ovest, comunisti e capitalisti, Nord e Sud. Formiamo tutti un'unica Terra.

(Astronauta John W. Young, "Diario di bordo", 1972)

Negli anni Settanta l'Italia incominciava a configurarsi come terra di immigrazione. Un fenomeno nuovo per un Paese che, se pure era stato largamente terra di emigranti, risultava totalmente impreparato all'incontro con chi giunge da lontano. Già da allora si poteva comprendere come, oltre alla necessità di lLa sociologia di fronte ad una nuova condizione umanaeggi adeguate alla nuova realtà sociale che si andava formando, dovessero essere superate molte barriere, per rendere possibile un incontro che avrebbe potuto divenire, come affermato più tardi da Giovanni Paolo II, la spinta verso una società culturalmente più ricca, più fraterna nella sua diversità.

Osservando questo fenomeno alle sue origini, nel 1978, la Chiesa di Firenze, sollecitata peraltro dalla presenza di una caratteristica e significativa esperienza di dialogo interculturale localizzata alle sue porte (la cittadella di Loppiano, nel Comune di Incisa Val d'Arno, sorta all'inizio degli anni Sessanta per opera del Movimento dei Focolari), volle offrire una serie di locali posti nel centro storico, all'interno del complesso dei Santi Michele e Gaetano, per realizzare un luogo di scambio vitale e culturale, dove i giovani che giungevano a Firenze (erano allora in Toscana prevalentemente studenti universitari) sperimentassero che le differenze di religione, di stato sociale, di cultura o di genere avrebbero potuto, nel dialogo (sebbene non senza fatica da parte degli interlocutori) dimostrarsi ricchezze.

Alcuni membri del Movimento dei Focolari incominciarono così un'esperienza di volontariato che negli anni si è sviluppata attraverso la collaborazione di un numero incalcolabile di persone e delle stesse istituzioni.

Il Centro assunse subito una connotazione di solidarietà, ma oltre al tentativo di fornire risposte di tipo meramente assistenziale, si volle dar vita a una sorta di laboratorio che fosse  espressione di un'Europa aperta, disposta a dare e a ricevere, a imparare da ciascuno. In tale modo i giovani esteri avrebbero più facilmente maturato la consapevolezza di rappresentare quei ponti culturali dei quali oggi, in un mondo sempre di più ad ogni livello interdipendente, tutti abbiamo bisogno.

Il Centro nascente fu dedicato a Giorgio La Pira, scomparso pochi mesi prima; fiorentino d'adozione che aveva saputo, attraverso intuizioni geniali, spiegare Firenze ai suoi cittadini; professore universitario che aveva mostrato grande fiducia nelle giovani generazioni; sindaco che era riuscito a promuovere Firenze a livello internazionale come città operatrice di pace; parlamentare che avvertiva chiaramente il disagio dei popoli del Terzo Mondo, denunciando già fin dagli anni Cinquanta, il collegamento tra scelte di politica economica e pace mondiale.

La priorità formativa e culturale dell'intervento fu subito chiara, nelle parole del Card. Giovanni Benelli che, avendo constatato la realtà di disagio, di solitudine e amaro disorientamento di gran parte dei giovani esteri a Firenze, propugnava l'apertura di un "servizio di informazione, orientamento, incontro e di possibile assistenza", scriveva a Chiara Lubich[1]: "(...) Ovunque ci sono ritrovi per dire a questi studenti le linee dell'intelaiatura esterna di questa nostra città. Ma chi ne rivelerà l'anima. (...) Vorrei che questo delicato tentativo di penetrazione nel mondo della cultura fiorentina riuscisse. (...) Noi vogliamo servirli questi giovani, conoscerli, fare che si sentano accolti. Porci al loro fianco rispettandoli e aiutandoli in tutto. Stabilire con loro un dialogo che coinvolga la nostra realtà di uomini che vivono oggi. Se sono musulmani li aiuteremo ad esserlo meglio, se ebrei ad essere ebrei (...)"[2]. Calcando le orme del Concilio Vaticano II, il Presule fiorentino aveva tracciato le linee fondamentali per il dialogo interculturale e interreligioso da attuare quotidianamente al Centro La Pira: muovere dalla solidarietà per dare sviluppo alla propria umanità, in virtù della reciproca conoscenza e amicizia.

Negli anni, la struttura, all'interno di una realtà sociale che si è andata delineando sempre più diffusamente come multiculturale e multireligiosa, è divenuta meta d'incontro tra giovani di tutto il mondo. Attraverso tale presenza di studenti e intellettuali stranieri, chi ha operato al Centro La Pira ha potuto prendere coscienza del profondo mutamento sociale in atto, trovandosi coinvolto in un'esperienza umana del tutto singolare che ha, in certo senso, anticipato e promosso atteggiamenti positivi di amicizia, di apertura, di reciproco apprendimento, di dialogo interculturale, sollecitando molti a superare il timore di smarrire la propria identità nel confronto sereno con gli altri.

Gli incontri di studio, i convegni, le iniziative a sostegno di progetti di cooperazione internazionale promossi e attuati nei propri Paesi da ex studenti a Firenze, la scuola di lingua italiana o quella di formazione politica, gli interventi di educazione alla mondialità richiesti dalle scuole fiorentine e molte altre attività, fanno del Centro La Pira, per le sue caratteristiche, un luogo unico a Firenze. La Sala Teatina è divenuta, in città, lo spazio permanente di più alta concentrazione di persone aventi differente provenienza geografica e peculiare laboratorio interculturale. Molti responsabili di Comunità straniere hanno appreso al Centro a parlare italiano; vari giovani rientrati in patria dopo l'iter formativo presso l'Università di Firenze, mantengono tuttora un rapporto con il capoluogo toscano tramite il Centro; alcuni hanno maturato in via de' Pescioni[3] la propria vocazione artistica. Questa antica sala, recante al centro della volta il caratteristico stemma dei Teatini, i tre monti sormontati dalla croce, è stata peraltro, dal 1989 al '92, luogo ufficiale d'incontro e di preghiera dei fedeli dell'Islam, rappresentando la prima moschea della Toscana[4]. La scelta di offrire, il giorno di venerdì, uno spazio ai fedeli musulmani, i cui responsabili da tempo avevano stabilito col Centro rapporti di fattiva collaborazione, non è stata casuale; essa è sorta dall'idea che Firenze possa sostenere la radice più profonda e vera dell'Islam, e contribuire con la propria tradizione di apertura a far sì che si affermi e si diffonda, scoprendo la  sintonia con i valori propri dell'Europa. Si è trattato di un piccolo gesto, che non si dimentica. 

La presenza di persone di così tanti popoli, che fanno del Centro un originale osservatorio sul pianeta, non in ostaggio dei mezzi d'informazione di massa, bensì testimone in prima fila della realtà internazionale, filtrata attraverso gli occhi, le esperienze e le storie di vita dei suoi frequentatori, ci ha sollecitati a sentire nostri i principali nodi epocali che interessano la società internazionale nella sua globalità. E  sovente ci siamo chiesti come alzare la voce di Firenze di fronte alle sfide che pongono al mondo intero visioni diverse originate dal proprio particolare ambiente culturale, o scelte di politica economica superate ed egoisticamente miopi, nell'epoca dell'interdipendenza e della mondializzazione.

Firenze, città europea della cultura, città posta sul monte, come amava definirla il professor La Pira. Firenze dell'umanesimo, con la centralità dell'uomo e della sua libertà. Firenze cristiana, con i suoi 39 Santi. Firenze simbolo della solidarietà, della condivisione. Firenze mercantile e intraprendente; ancora oggi guelfa e ghibellina e talvolta arrogante, ma a un tempo docile, disponibile a riconoscere il valore nel novum e ad apprendere. Firenze unica al mondo, armoniosa e perfetta nelle sue forme; città che ha esaltato la dignità umana ritenendo, prima fra tutti, inutile e assurda la pena capitale... Più volte ci siamo domandati come rivelarne l'anima ai nuovi cittadini, e a noi stessi, ché possiamo continuare a farla grande, a diffondere il suo patrimonio ideale e culturale. E abbiamo compreso che l'anima di Firenze è in realtà un tesoro che si trova soltanto insieme: essa scaturisce dalla relazione interpersonale, e più si è reciprocamente aperti, più ci si ama con disinteresse, più la si possiede. E certo La Pira, che veniva da fuori, aveva compreso bene, mostrandola agli stessi fiorentini, quale fosse l'anima della città dell'Annunziata; anima capace per tradizione di accogliere l'uomo nella sua interezza e gli uomini, nella varietà delle loro caratteristiche, delle loro lingue e culture. Nell'utopia di La Pira " (...) Firenze è una città in cui ognuno ha la sua casa, ogni bambino, ogni giovane ha la sua scuola, ogni uomo e donna il suo lavoro, dove ogni malato ha il luogo dove curarsi e ogni credente  il luogo per pregare". [5] 

E così, nell'era della globalizzazione-mondializzazione, restando fedele alle idee che lo hanno  fatto sorgere, il Centro tenta, con tenacia, di procedere mantenendosi nel solco tracciato da Giorgio La Pira e da tanti altri che, come lui, hanno dato vita a una rivoluzione antropologica permanente che guarda lontano, alla fraternità planetaria, alla pace, ma con coraggio cerca di realizzarla nelle piccole scelte di ogni giorno. E' una rivoluzione pragmatica, per la quale l'io e il tu si scambiano costantemente i ruoli nel concreto dinamismo della reciprocità dell'amore.

Sostare quotidianamente tra persone di provenienze differenti, ci aiuta a vivere la Terra come casa comune dell'umanità: questo ci mette in crisi come attori di storie di singoli popoli, ma nonostante tutto ci riconduce, da una storia fatta di storie di gruppi e di tribù, all'unica grande, misteriosissima storia dell'umanità.

Le persone che svolgono attività di volontariato presso i locali di Via de' Pescioni, e molte altre disponibili ad offrire la propria competenza professionale per la risoluzione di specifici problemi che quotidianamente emergono all'interno di una realtà così articolata, rappresentano il carburante principale sul quale l'Associazione può contare. Ma oggi il Centro possiede inoltre una vasta rete di rapporti di collaborazione, con analoghe associazioni di volontariato diffuse sul territorio nazionale e con svariati enti privati e pubblici. Il Ministero dell'Istruzione contribuisce alla sua attività educativa di carattere interculturale, mediante l'assegnazione annuale di un insegnante di ruolo; la Regione Toscana, la Provincia di Firenze e alcuni Comuni dell'area metropolitana hanno sostenuto, in vari casi, i suoi progetti di cooperazone allo sviluppo; il Comune di Firenze copre in parte i costi di gestione relativi ai corsi di lingua italiana e, mediante apposita convenzione lo sportello di consulenza legale in tema di immigrazione; con l'Università per Stranieri di Siena la convenzione stipulata concerne i corsi rivolti agli insegnanti per il conseguimento del Titolo culturale per l'insegnamento dell'italiano (Certificazione DITALS) ed il rilascio, previo esame, degli attestati di competenza linguistica a persone non italiofone (Certificazione CILS); da otto anni nostri operatori curano un radiogiornale diffuso in sette lingue dall'emittente Toscana Network, ...

Osservando dunque l'andamento dell'attività associativa, possiamo cogliere un dato: di fronte alle sfide imposte dai mutamenti sociali e culturali del nostro tempo, il Centro ha mostrato di essere una porzione viva della società civile, sapendosi adattare con plasticità e intelligenza alle nuove esigenze, fornendo, con pochissimi mezzi economici, risposte concrete alla persona, muovendo sempre dall'ascolto e dalla ricerca di rapporti umani di qualità. Ciò ha senza dubbio favorito l'avvio di buone pratiche che, divenendo diffusi atteggiamenti culturali, sollecitano precise richieste d'impegno per il politico e per le istituzioni  pubbliche, deputate a fornire diffusamente servizi per il bene comune.

[1] Dal 2000 Cittadina Onoraria di Firenze.

[2] In: AA.VV., Il Cardinale Giovanni Benelli, Studium, Roma 1992;  p. 192.

[3] La Sala Teatina è la sala per incontri del Centro Giorgio La Pira; Via de' Piscioni è la via dove è situata la sede del Centro.

[4] Cfr. Allievi, Dassetto,  Il ritorno dell'Islam, Edizioni Lavoro, Roma 1993; p.81.

[5] G. La Pira; Appunti, (Manoscritto inedito depositato presso la Fondazione Giorgio La Pira di Firenze) Firenze 1957.

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